Potrei scegliere di guardarmi dal di fuori, immaginandomi come un gabbiano che dispiega le ali per librarsi in volo, volo da sola, nessuno mi accompagna o mi segue, mi osservo dalla terra al cielo, oppure mi immagino su una barca, non alla deriva, ma che si trascina stancamente senza meta, è tutto così pesante e difficile ultimamente, immagino di non dover parlare una lingua umana, ma un verso che in qualche modo faccia percepire la mia presenza muta, sono tanto stanca, mi sembra di aver camminato e vissuto per mille anni, mille anni sono tanti e non ho più la forza per proseguire, ma nemmeno ho voglia di arrendermi e allora lascio che le cose, le situazioni seguano il loro corso, non ho voglia di discutere, cerco di recuperare energie. Un tempo credevo di aver paura di tutto e invece sono una persona forte o almeno in molti mi definiscono così, io non lo so, alcune volte mi sento decisamente piena di energie e di forza, altre volte invece mi sembra di essere estranea a tutto e a tutti, perfino a me stessa.
Non so che cosa succederà e non ho voglia di fare bilanci, ho camminato a lungo, ho parlato tanto, troppo, ora lascio che siano gli altri a parlare, per se stessi, non per me, non ho voglia di giustificarmi, proseguo il mio cammino, in cerca di una fiduciosa speranza che mi ridia la forza di continuare a credere di essere un cappuccino che gli altri possono bere con gusto, non so come mi sia venuta in mente questa immagine, ma posso essere molte cose ed essere continuamente Valeria, con i miei dubbi, le mie incertezze, le paure che ogni giorno mi accompagnano.
Una cosa però mi dà continuamente coraggio, la capacità di credere che qualcosa di magnifico sia ancora possibile.
Valeria D’Andrea