Ginevra era convinta di avere una famiglia meravigliosa, infatti nella sua vita ha sempre cercato di esserne degna.
Desiderava ardentemente che tutti la accettassero e che ne fossero orgogliosi.
Questo era l’ingranaggio.
Finché un giorno si è svegliata e si è resa dolorosamente conto del fatto che era tutto frutto di una idealizzazione della sua mente.
Con fatica cercava di essere approvata, non le hanno mai insegnato a credere in se stessa.
Se un obiettivo era troppo difficile per essere raggiunto, le dicevano di lasciar perdere, non faceva sicuramente al caso suo e lei, purtroppo, dava loro retta e questo faceva franare fragorosamente la sua autostima, non si rendevano nemmeno conto del torto e del male che le facevano e lei, purtroppo non era capace di discostarsi, nemmeno per un attimo, dal loro giudizio, che peccato!
In tutto questo, il minimo che potesse succedere, era che Ginevra si sentisse profondamente sola, lo spettro della solitudine l’ha perseguitata per tutta la sua vita, nessuna meraviglia. Anzi, tanto di cappello a Ginevra che è riuscita a risollevarsi, non so come, e a farsi in qualche modo la sua vita.
Era chiedere troppo secondo voi? Era davvero così difficile riuscire a credere in lei?
Chi avrebbe dovuto difenderla e proteggerla non è stato in grado di farlo.
Troppo impegnati ora in un problema, ora in un altro.
Ginevra è cresciuta da sola, ai margini, non della società, ma di ogni tipo di fiducia, la qual cosa è ancora peggio.
Nei suoi giochi da bambina, immaginava che il letto di suo fratello fosse un treno e lei lo prendeva ogni giorno, per chissà quale destinazione.
Portava sempre con sé una piccola valigia, dove erano racchiusi tutti i suoi tesori.
Infagottava le sue bambole e cercava di trovare una destinazione che le si confacesse di più.