Ho dimestichezza con le persone e con le situazioni della vita, sono diventata grande.
Mi sono vista crescere, attraverso i miei occhi ed ho imparato a conoscermi bene.
Cerco di conoscere a fondo le altre persone, almeno la maggior parte di loro, quelle che incontro quotidianamente o quasi, ma mi scontro contro un muro alto, altissimo, troppo per riuscire a scalarlo.
Mi riferisco al muro dell’incomprensione, della superficialità, delle azioni non pensate e non ponderate. Il mostro è quello della noncuranza. Naturalmente questo non vale per tutte le persone indistintamente, ma sicuramente per buona, gran parte di esse.
Allora mi domando che cosa fare e come reagire in proposito.
Le persone devono essere libere di sceglierci, di accoglierci e anche di rifiutarci.
Vanno lasciate assolutamente e pienamente libere di essere se stesse.
Se vogliono andare via, che vadano pure. Io non rincorro più nessuno. L’ho fatto per tanto, troppo tempo perché temevo la solitudine più di ogni altra cosa al mondo.
Nel corso della mia vita, come è giusto e naturale che sia, mi sono misurata con la solitudine ed ho imparato ad accoglierla.
Ho accettato e compreso le sue parole, come se avessi in tutto questo appreso una lingua nuova e tutto questo confronto è stato decisamente positivo.
Ho imparato davvero il senso di stare bene con se stessi, senza dipendere da nessuno.
Le persone sono un arricchimento, ma non possono in alcun modo riempire un vuoto, un solco che sentiamo da sempre dentro di noi.
Se qualcuno ci accoglie lo fa per sua scelta perché ha deciso di fare un pezzo di strada con noi e tutto questo non può che essere meraviglioso.
Non c’è bisogno di insistere, di pregare o di piangere.
Ci si accoglie o ci si saluta serenamente, io la vedo così.
Non pensavo che un giorno avrei avuto un blog tutto mio, è bellissimo.
E’ un esercizio quotidiano di scrittura, uno scrigno nel quale depositare i nostri tesori.
Chi vuole può commentare o scrivere mi piace. Altri condividono.
Ci si incontra su una piattaforma digitale che non rimane insensibile di certo alle nostre emozioni più profonde.
Valeria D’Andrea