“Adesso come facciamo, non dovevamo arrivare lontano?” E’ una frase tratta da una canzone di Luca Carboni, credo da Silvia lo sai, ma fa proprio al caso mio, al nostro. Ora siamo io e te, papà. Sai quanto io ti voglia bene e mi dici sempre “io di più, molto di più”. Di conseguenza io rispondo perché non sai quanto te ne voglia io. Il punto è che sono arrabbiata, tanto arrabbiata e questa rabbia non scema nel corso dei giorni, si rafforza. Lo so, è una cosa brutta, ma a voi non è mai capitato di essere arrabbiati con vostro padre?
E’ cocciuto, coriaceo, “cocc d menteon”, si dice così in Abruzzo, la sua madrepatria, però a volte, devi fare un passo indietro e lasciare che tua figlia faccia le sue scelte, a costo di sbagliare. Ancora pretende di sapere cosa sia il meglio per me, vorrebbe decidere al posto mio. Vuole, parliamo secondo i fatti. Vuole, decide, pretende che si faccia come lui ha deciso. Non è mai stato un padre padrone, per carità, anche se, mi rendo conto ora, con il senno di poi, che pur non essendolo stato, ha affermato sempre le sue decisioni. Ancora non mi va di entrare nello specifico. E’ un argomento troppo doloroso. Papà ho quarantanove anni, non ti ho mai chiesto niente, ho fatto sempre le cose nel migliore dei modi, quantomeno ci ho provato con tutta me stessa, ma per una volta che ti chiedo una cosa, che tra l’altro mi spetta, mi dici di no e vuoi decidere tu. Sono assolutamente convinta che tu lo stia facendo per il mio bene, ma il mio bene o il mio male, in questo caso, non si sa, lo scopriremo solo vivendo, per una volta, una volta almeno, vorrei deciderlo io.